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Come nascono le banche?

Come nascono le banche?

Si parla spesso di banche nei vari contenuti di educazione finanziaria. Si discute spesso della loro funzione e forse meno di come sono nate. In questo pezzo di educazione finanziaria ci chiediamo: come nascono le banche? Secondo la storia dell'economia, risale al Medioevo la comparsa delle prime “lettere di credito”, ovvero di una forma di documento che mercanti e regnanti iniziarono ad utilizzare per evitare di portare con sé ingenti quantità di beni preziosi durante i lunghi spostamenti e di incorrere nel rischio di venire derubati. I primi banchieri, quindi, si proposero sotto forma di garanti dei pagamenti: a questo scopo firmavano una lettera, definita “di credito”, assumendo l’impegno ad erogare la cifra indicata a chi l’avesse presentata loro. Fu un’idea che riscosse da subito un enorme successo nelle grandi città europee, quelle più dedite al commercio, dove la ricchezza ed il potere delle famiglie dei banchieri ebbero nel tempo una tale crescita da far sì che essi arrivassero a prestare denaro persino ai sovrani d’Europa, di fatto finanziando le loro guerre. Invece di rendere il proprio prestito, poteva poi anche accadere che i regnanti offrissero ai banchieri dei titoli nobiliari. Parliamo di un’epoca in cui l’oro era la sola forma di moneta conosciuta, ovvero l’unico mezzo di scambio. Ve ne era un conio diverso per ogni città-stato ed il valore veniva determinato dalla percentuale di oro presente in ciascuna moneta. A quel tempo, in Italia, un’attività particolarmente florida era quella dell’oreficeria: gli orefici erano personaggi che possedevano grandi ricchezze e che disponevano di forzieri estremamente sicuri. Per questo i mercanti pensarono a loro come alle persone migliori alle quali poter affidare l’oro necessario per gli scambi del commercio. Accadde così che, presumibilmente nella zona della Toscana, proprio un orefice cominciò ad esercitare quella che in futuro sarebbe divenuta la prima funzione di una vera banca: il servizio di deposito. Chi sceglieva di affidargli in custodia del denaro otteneva una ricevuta che gli avrebbe consentito non tanto di ricevere indietro quel preciso oro, ma piuttosto una quantità equivalente a quella lasciata, considerando magari l’ipotesi di offrire anche un compenso per il servizio ricevuto. Tale ricevuta veniva chiamata “nota di banco”, in virtù del luogo fisico su cui solitamente veniva sottoscritta. L’orefice, in qualità di custode dell’oro, fu dunque la prima figura che possiamo associare a quella che in seguito divenne l’istituzione bancaria. Il passo successivo fu la creazione di una “girata”, ovvero il corrispettivo del moderno assegno: si cominciò ad utilizzare, quale forma di pagamento, proprio la nota di banco al posto dell’oro, rendendo decisamente più facili gli scambi di tipo commerciale. Non vi era più, infatti, la necessità di girare per l’Europa con grandi sacche piene di monete e si correva un rischio di essere rapinati decisamente inferiore. Quando poi l’orefice con funzione di custode capì di poter ottenere un guadagno dall’attività di prestito ad altri dell’oro custodito e non proprio, ci si avviò verso quella che sarebbe divenuta la figura del primo banchiere. Si svilupparono così le altre due funzioni tipiche dell’istituto bancario: la concessione di prestiti e la creazione di moneta. Fu solo inseguito, però, ovvero nel Rinascimento, che nacque la banca intesa in senso moderno. Parliamo del Banco di San Giorgio, che agli inizi del ‘400, a Genova, si occupava di gestire il debito pubblico. Nel tempo i banchi pubblici si diffusero sempre di più, a scapito dei privati. E nel 1694 sorse la Banca di Inghilterra, la prima vera banca di emissione, che fu seguita progressivamente da quelle degli altri Paesi europei. Se sei interessato all’educazione finanziaria, scopri anche tutti i nostri approfondimenti di questo blog. Stay tuned!

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