Perché calano i prezzi alimentari?
In base a quanto riportato dalle prime proiezioni globali per quest’anno, la FAO riferisce un calo dei prezzi dei generi alimentari, attribuito alla larga disponibilità delle forniture nonché alle previsioni di buoni raccolti. Per quanto concerne l’indice dei costi in questo settore, nel mese di marzo 2017 è stata registrata una media di circa 171 punti, che corrisponde ad una diminuzione del 2,8% rispetto al mese di febbraio. Rimane comunque in una percentuale di + 13,4% rispetto al 2016. Quando parliamo dell’indice dei prezzi alimentari della FAO ci riferiamo ad uno strumento ponderato su base commerciale, finalizzato alla misurazione dei costi delle cinque maggiori derrate all’ interno dei mercati internazionali.
Ecco, in sintesi, il quadro riferito dalla FAO per i singoli prodotti.
In merito ai primi prospetti pubblicati relativamente all’ approvvigionamento e alla richiesta di cereali nel pianeta per il 2018, la FAO ha anticipato che si tratterà di "un'altra stagione di relativa tranquillità di mercato", in considerazione delle riserve di grano rimaste a livelli quasi record. Oltre alla diminuzione dell’1,8% dei costi dei prodotti cerealicoli rispetto al mese di febbraio, è stato registrato un calo anche dei prezzi degli oli vegetali (- 6,2%): sia le quotazioni dell’olio di palma che quelle dell’olio di soia sono diminuite a causa di previsioni ottimistiche inerentemente la produzione, a fronte di un calo anche di quelle relative a colza e semi di girasole dovuto invece ad una disponibilità dei prodotti in questione maggiore del previsto. Anche lo zucchero ha registrato un calo dell’indice dei prezzi, della misura dl 10.9%, arrivando a quello che possiamo definire come il suo livello più basso mai raggiunto da maggio dello scorso anno: le ragioni sono legate ad una scarsa richiesta e a previsioni di ingenti forniture provenienti dal Brasile sui mercati internazionali, dovute a cospicui raccolti e ad un consumo domestico più moderato. Registrata anche una diminuzione mensile del 2,3% dei prodotti di tipo latto-caseario dovuta all’alta offerta, benché l’indice resti comunque superiore a quello dello scorso anno. Rappresentano un’eccezione rispetto alla complessiva tendenza al ribasso i costi della carne, il cui indice è aumentato dello 0,7% grazie alla consistente richiesta dell’Asia di importazioni di carne bovina e suina. Relativamente alle prime previsioni realizzate dalla FAO per la stagione, sappiamo che esse dipendano strettamente sia dal clima che dalle scelte che gli agricoltori effettueranno in merito alle colture da seminare. Al momento, comunque, si stima che la produzione di cereali a livello internazionale arriverà quest’anno a quota 2.597 milioni di tonnellate, ovvero soltanto 9 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2016, a causa di una previsione di calo della produzione di grano a livello mondiale (del 2,7%) dovuta ad una diminuzione delle semine. Parallelamente si prevede una crescita della produzione globale di riso dell’1%, che dovrebbe consentire il raggiungimento di circa 504 milioni di tonnellate.