Il Gambia è il paese più piccolo dell’Africa, ha una superficie grande come l’Abruzzo e conta 2 milioni di abitanti. L’inizio di dicembre 2016 sarà ricordato nella storia del Gambia, e non solo, per un evento di portata eccezionale, considerato che siamo in Africa. Il padre padrone del Gambia, il tenente Yahya Jammeh, che da ventidue lunghi anni governava il paese in modo a dir poco autoritario, ha perso le elezioni e, nella sorpresa generale, ha accettato il verdetto delle urne. E pensare che anche in questa campagna elettorale, come nelle precedenti, non erano mancati gli arresti e le intimidazioni nei confronti degli oppositori. Lo stesso Jammeh si era mostrato particolarmente spavaldo, tanto da dichiarare che sarebbe stato il presidente del Gambia “per un altro migliaio di anni”. Le elezioni sono state vinte dall’imprenditore cinquantunenne Adama Barrow, con uno scarto circa 50 mila voti, del Partito Democratico Unico (PDU), sostenuto da tutti i partiti dell’opposizione. Per l’esattezza Barrow ha ottenuto il 45,5% dei voti mentre il presidente uscente il 36,6%. La vittoria di Barrow ha dell’incredibile anche perchè Jammeh, che in caso di vittoria avrebbe iniziato il suo quinto mandato consecutivo, era considerato dagli osservatori internazionali come una delle persone più potenti del continente nero. Forse l’Africa, dove è prassi che i presidenti cambino la costituzione dei propri per rimanere al potere all’infinito o quasi, qualcosa sta cambiando.