Il principale effetto avutosi in Inghilterra da quando si è tenuto il referendum in seguito al quale la maggioranza della popolazione ha stabilito che la Gran Bretagna dovesse uscire dall’Europa è stato il calo della sterlina rispetto all’euro e al dollaro, rispettivamente del 12% e del 15%. Queste cifre sono state sufficienti a generare anche il calo del Pil, nonché l’aumento dei prezzi della maggior parte dei prodotti venduti nelle grandi catene di supermercati. Ciò avviene perché la Gran Bretagna è principalmente un Paese importatore, ragione per la quale i costi di quasi tutti i beni sono lievitati, con le dovute eccezioni: ci sono state case produttrici che hanno mantenuto i prezzi inalterati, ma a fronte di questo hanno diminuito la quantità in vendita, dunque con il medesimo risultato finale). Parallelamente si sta verificando una crescita dei salari della popolazione molto lenta, inadeguata, dunque il potere di acquisto dei cittadini è notevolmente diminuito. A partire dallo scorso 17 febbraio la sterlina britannica è calata verso i valori minimi e senz’altro a tale condizione ha contribuito anche la possibilità che si tenga un nuovo referendum, questa volta sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Il voto popolare potrebbe avvenire contemporaneamente con il ricorso di Londra all’articolo 50, ovvero al testo fondante del Trattato di Lisbona che permette di dare il via al percorso formale di abbandono dell’Unione Europea da parte di uno degli Stati membri. La richiesta di referendum era già stata tentata dalla Scozia, senza riuscire però ad ottenere il consenso da parte del popolo. Ed una delle ragioni per le quali i cittadini scozzesi non avevano scelto l’indipendenza era esattamente il timore di perdere la possibilità di accesso al mercato unico, all’unione doganale e a tutti i vantaggi dell’essere all’interno dell’Unione Europea. Bisogna ricordare che, dal punto di vista legale, la Gran Bretagna è attualmente ancora nella medesima situazione nella quale era prima del referendum, motivo per cui tutto ciò che è cambiato è avvenuto solo ed esclusivamente come effetto dell’annuncio e delle aspettative di quel che avverrà. Le stime delle principali banche, attualmente, prevedono un’ulteriore calo della sterlina, che dovrebbe arrivare a 1,05 sull’euro, o addirittura raggiungere la parità rispetto alla moneta europea. Cosa che aggraverebbe i problemi già esistenti. A ciò si deve aggiungere il “quantitative easing”, ovvero l’acquisto, da parte della Banca di Inghilterra, di titoli obbligazionari e di Stato, cosa che contribuirebbe alla svalutazione monetaria. Approfondisci: http://localhost/orizzonti/episodi/quantitative-easing/ Con la crescita dell’inflazione, naturalmente, la situazione britannica diverrebbe ancor più seria.