Come si distinguono i diversi tipi di tributi? 30 miliardi di euro. E’ questa la cifra aggiuntiva in termini di tasse, imposte e tributi vari che gli italiani hanno versato all'erario e agli enti locali tra il 2010 e il 2015. I dati sono stati elaborati e diffusi dalla Cgia di Mestre, ovvero dall’associazione artigiana più menzionata da giornali, agenzie di stampa, radio e tv, costantemente presente sui media e ormai ben nota all’opinione pubblica. Cosa sono i tributi? Ma a cosa ci riferiamo, esattamente, quando parliamo di tributi? Sappiamo che per far fronte alle finalità istituzionali, in termini di esigenze di spesa, lo Stato si avvale di entrate di natura pubblica e privata, con lo scopo di garantire a tutti i cittadini alcuni servizi ritenuti essenziali (istruzione, trasporti, assistenza sanitaria, ordine pubblico, etc.). La maggior parte di questi importi è di tipo fiscale, quindi deriva dalla riscossione dei cosiddetti “tributi”, ovvero di prestazioni patrimoniali obbligatorie decise dal Governo attraverso la legge o tramite strumenti equiparati (ad esempio i decreti legislativi). Esistono diverse tipologie di tributi, benché molto spesso, in modo improprio, si tenda a considerare in maniera equivalente i termini tasse, imposte e contributi, che è invece importante saper distinguere. Le tasse Le prime si riferiscono ai pagamenti da effettuarsi per usufruire di un determinato servizio statale (ad esempio la tassa per la raccolta dei rifiuti, la tassa scolastica, la tassa sulle concessioni governative, la tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, etc.). Le imposte Le imposte sono caratterizzate invece dal fatto di avere un presupposto di natura economica realizzato dal cittadino in maniera passiva, senza che vi sia alcuna relazione con lo svolgimento da parte dell'Ente pubblico di un particolare servizio. Chi detiene la proprietà di un immobile, ad esempio, ed è quindi titolare di un bene che produce un reddito (la cosiddetta rendita fondiaria, anche chiamato canone di locazione, ovvero affitto), sarà tenuto a pagare l'imposta sul reddito delle persone fisiche (a meno che l'immobile non sia configurabile come abitazione principale) e l'imposta comunale sugli immobili (ICI). I contributi Infine con il termine contributi si fa riferimento agli importi pagati per i servizi che sono sia a carico del singolo che della collettività, come il trasporto pubblico. Per quanto concerne la situazione del nostro Paese in materia, nonostante si sia parlato spesso di riduzione delle tasse, di fatto soltanto l’IRAP ha fatto registrare un sostanziale calo di recente, tra il 2010 e il 2015 (- 3,8 miliardi, pari ad una variazione del -12 %). Tutte le altre, invece, hanno registrato un netto aumento: l’addizionale regionale IRPEF di 3,1 miliardi di euro (+39%), l’addizionale comunale IRPEF di quasi 1,5 miliardi (+52 per cento). IMU e TASI hanno poi portato l’imposizione sugli immobili a +11,6 miliardi, pari ad una variazione del +120%. Il segretario della CGIA, Renato Mason, ha commentato: “Avvicinando i centri di spesa a coloro che usufruiscono direttamente dei servizi, si imporrebbe una maggiore responsabilizzazione dei decisori locali che darebbero sicuramente luogo ad una razionalizzazione della spesa e a una conseguente contrazione del peso fiscale. Per il suo definitivo compimento, però, mancano ancora due tasselli importanti: la piena attuazione dei costi standard nella sanità e negli enti locali.” Parliamo di due elementi la cui finalizzazione dovrebbe venire accelerata dalla politica, proprio con l’obiettivo di mettere in atto un reale cambiamento che potrebbe ridefinire i rapporti tra il Fisco ed i contribuenti.