In base ai dati forniti dall’Ufficio Studi della CGIA (Confederazione Generale Italiana degli Artigiani) le ore lavorate con i voucher nel 2015 hanno inciso per lo 0,3% rispetto alla quota generale nazionale del lavoro dipendente. Nello specifico, come confermato da Istat, Inps ed Inail, si tratta di un ammontare di buoni pari a 88 milioni di euro per 1,3 milioni di lavoratori dipendenti (47 mila annui, ovvero lo 0,23% dei lavoratori in Italia) che nell’anno hanno accumulato complessivamente 29 miliardi di ore. L’incidenza dell’utilizzo dei voucher è risultata maggiore nel Nord (0.47%), rispetto al Centro (0.25%) e alla zona del Mezzogiorno (0,21%). Le regioni che più di altre ne hanno usufruito sono state, in particolare, il Friuli Venezia Giulia (0,60%), le Marche (0,58%), la Sardegna (0,49%), l’Emila Romagna (0,47%) e il Veneto (0,46%). La maggior parte di buoni lavoro utilizzati nel 2015 è da ricondursi al terziario; molto più bassa la percentuale nel settore manifatturiero. Artigiani e commercianti hanno fatto ricorso all’uso di voucher per un 5,5%. Cosa sono i voucher? I voucher Inps vennero introdotti per la prima volta nel 2003 nell’ambito della c.d. “Riforma Biagi”, per “agevolare” e dare stimolo alla retribuzione legale dei lavori accessori o saltuari, ovvero, ad esempio, le pulizie domestiche, i lavori stagionali e turistici, le ripetizioni scolastiche. Nel tempo però la tipologia di impieghi pagabili con questo mezzo si è notevolmente ampliata, pur mantenendo comunque la caratteristica dell’accessorietà. Nel corso del 2016 viene introdotta la tracciabilità con un decreto correttivo del Jobs Act. Hanno un valore di 10 euro (paga oraria minima per un’ora di lavoro “accessorio”), ma ne esistono anche di tipo multiplo del valore di 20 e di 50 euro, equivalenti rispettivamente a 2 e a 5 buoni non separabili. Secondo quanto afferma il coordinatore dell’Ufficio Studi Paolo Zabeo, vennero concepiti per portare alla luce i piccoli lavori in nero, dando la possibilità a lavoratori e datori di lavoro di regolarizzare il loro rapporto anche nel caso di occupazioni difficilmente contrattualizzabili, permettendo al lavoratore di vedersi riconosciuti i contributi Inps e al datore di lavoro di usufruire dell’assicurazione Inail sugli infortuni sul lavoro. Il vantaggio a cui si è pensato nell’introdurre lo strumento dei voucher è fondamentalmente legato al fatto che da un lato il committente, pur senza stipulare contratti, si avvale di prestazioni lavorativi nella totale legalità e con copertura INAIL per gli incidenti sul lavoro. Dall’altro, il lavoratore ha la possibilità di integrare il proprio reddito con le entrate derivanti da lavori occasionali, ottenendo anche un contributo per la pensione con la possibilità di aggiungere anche altri trattamenti pensionistici, in maniera compatibile con i versamenti volontari. Nel momento in cui si riscuote il voucher, una percentuale pari al 75% del valore va al lavoratore come retribuzione dell’attività svolta, il resto viene distribuito tra contributi Inps (13% del totale) e contributi Inail (7% del totale). Ciò che rimane (5% del totale) va anch’esso all’Inps per coprire i costi di gestione del servizio. Per acquistare i voucher ci si può recare presso gli Uffici Inps, nelle tabaccherie autorizzate, presso gli sportelli bancari abilitati oppure online.