Per gli esperti, le sofferenze costituiscono il principale problema delle banche italiane. Si dibatte sulle responsabilità della situazione attuale e si studiano le soluzioni – sia di carattere pubblico che privato - che potrebbero permettere agli istituti di liberarsene. Ma cosa sono? Secondo la definizione della Banca d’Italia sono crediti la cui totale riscossione non è certa (per le banche e gli intermediari finanziari che hanno erogato il finanziamento) poiché i soggetti debitori si trovano in stato d’insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili. Si tratta in sostanza del risultato di tutte le operazioni di finanziamento non andate a buon fine per le banche che le hanno concluse, per le quali i contraenti dei prestiti non si sono mostrati in grado di restituirli. Per le quote garantite da qualche tipo di garanzia le banche potranno beneficiare in futuro di rientri, ma comunque in una misura di molto inferiore al valore nominale dei prestiti inizialmente erogati. Stock e flussi Secondo quanto emerge dal rapporto Afo 2016-2018, redatto dall’ufficio studi dell’Associazione Bancaria Italiana in collaborazione con le principali banche operanti in Italia, le sofferenze nette quest'anno dovrebbero iniziare il processo di rientro, diminuendo del 2,2% rispetto al 2015. Nel successivo biennio la riduzione dello stock dovrebbe accelerare, "anche in uno scenario al netto di eventuali operazioni straordinarie di dismissione di crediti deteriorati in grado di velocizzarne la fuoriuscita dai bilanci bancari". In termini assoluti si prevede tra il 2015 e il 2018 una riduzione dell'ammontare delle sofferenze nette per oltre 16 miliardi di euro. La previsione lascia ben sperare e se la riduzione delle sofferenze sarà accompagnata da una ripresa della domanda di credito, dovrebbe verificarsi anche una contrazione del rapporto sofferenze impieghi che nel complesso del periodo di previsione si abbasserebbe di almeno un punto percentuale così da assestarsi nel 2018 al 3,6%, ossia la migliore performance dalla metà del 2013. Tutto ciò accompagnato da una continuazione della politica dei bassi tassi di interesse a breve termine, grazie alla politica monetaria perseguita dalla BCE per la salvaguardia della stabilità finanziaria e monetaria.