Ci hanno abituato negli ultimi decenni con ritmi di crescita e tassi di innovazione senza eguali nel resto del mondo. Continuano a stupirci ora, in prospettiva, se osserviamo con attenzione i dati relativi all’ultimo “Programme for International Student Assessment” (PISA). Cos’è? È un’indagine che l’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) svolge ogni tre anni per rilevare le competenze di oltre mezzo milione di quindicenni in 72 paesi differenti, rispetto a tre materie: matematica, lettura e scienze. Gli studenti di Singapore risultano in media tre anni avanti rispetto ai compagni americani in matematica, con un punteggio complessivo pari a 556 punti. Solo 481 il punteggio dei nostri ragazzi italiani che perdono il confronto anche con gran parte dei paesi europei: solo la Grecia fa peggio di loro. Gli Estoni i migliori. In generale, proviamo a chiederci quali fattori influenzano in positivo e in negativo questi risultati. La ricchezza investita? Sembrerebbe di no, in quanto fra i Paesi che già investono oltre cinquanta mila dollari per studente non sono stati rilevate dinamiche particolarmente positive. Fondamentale può risultare invece quello che succede nelle classi. Alunni in crescita e aumento dell’esposizione a buon insegnamenti sarebbe già un buon punto di partenza. Nei paesi poveri questo potrebbe significare estendere la frequenza scolastica presso le ragazze, mentre in quelli ricchi bisognerebbe incidere su abbandono precoce e assenze. In Italia per esempio, una delle cause di scarsi risultati è che, a differenza dei paesi virtuosi, gli alunni risultano assenti almeno una volta in media ogni quindici giorni. Molti dei sistemi scolastici “top performing” inoltre, ritardano l’inizio dell’educazione formale anche fino a 7 anni, focalizzandosi invece su insegnamenti incentrati sul gioco. Nel sistema di Singapore, risultato il migliore, gli studenti possono optare prima dei compagni degli altri paesi per un percorso specialistico e professionalizzante, anche se a scuola le materie accademiche vengono comunque affiancate alla sperimentazione pratica. I risultati del test PISA hanno generato molte critiche metodologiche e d’impostazione, soprattutto in quei contesti con scarsi risultati e politiche scolastiche risultate inefficaci. Evidentemente, un’analisi di questo tipo non può cogliere tutte le sfumature di un aspetto così complesso come i sistemi educativi. Sono fenomeni che devono tuttavia far riflettere in quanto specchio dei mega-trend economici e sociali che stanno ridisegnando il mondo sotto i nostri occhi. Un disegno che purtroppo, non ci vede vincenti.