Sono 17 milioni e mezzo gli italiani che vivono a rischio povertà o esclusione sociale, in pratica più di un italiano su quattro o, se preferite, il 28,7% del totale della popolazione. A dirlo è l’Istat che nell'indagine “Condizioni di vita e reddito”, appena pubblicata e riferita al 2015, ha raffigurato la peggiore situazione dal 2004, anno dal quale viene condotta la ricerca. Gli italiani a rischio, secondo la definizione adottata nell'ambito della Strategia Europa 2020, si trovano almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro. Quindi sono gli italiani che non sono in grado di affrontare imprevisti, sono in ritardo con il pagamento del mutuo e delle bollette, non si possono permettere di andare in vacanza con la famiglia per più di una settimana all'anno e molto altro ancora. Rispetto al 2014 le cose non sono cambiate di molto, allora la quota era del 28,3% a sintesi di un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (da 12,1% a 11,7%); resta invece invariata stima di chi vive in famiglie gravemente deprivate (11,5%). E’ il sud dell’Italia l’area più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale: nel 2015 la stima delle persone coinvolte sale al 46,4%, dal 45,6% dell'anno precedente. La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) ma riguarda meno di un quarto delle persone, mentre al Nord si registra un calo dal 17,9% al 17,4%. Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori. La nitida fotografia scattata dall’Istat speriamo che prenda una luce migliore il prossimo anno.