Quasi 4 miliardi di euro, questo è quanto l’Italia ha destinato nel 2015 come “aps” (aiuto pubblico allo sviluppo). La cifra esatta è di 3 miliardi e 954 milioni di euro, ripartiti per il 54,32% come canale multilaterale, ossia quando il flusso passa attraverso agenzie internazionali specializzate in cooperazione per realizzare interventi e programmi mirati, e per il 45,68% come canale bilaterale, cioè fondi trasferiti direttamente dal governo del paese donatore a quello del paese ricevente. La ricerca condotta da Openpolis e Oxfam divulgata a fine novembre scatta una nitida fotografa sull’impegno italiano (e mondiale) nella cooperazione allo sviluppo e lotta alla povertà, dettagliando in maniera esaustiva l’intero iter che seguono i fondi stanziati. Così scopriamo che nel canale multilaterale a ricevere la maggior parte dei fondi italiani (68,54% del totale) sono le istituzioni europee, quindi la Banca Mondiale (11,22%) e le Agenzie delle Nazioni Unite (9,10%). Motivo di riflessione è poi costituito dall’analisi delle attività finanziate con il canale bilaterale in quanto la maggior parte delle risorse viene spesa non nei paesi beneficiari di “aps”, ma rimane in Italia. Nel 2015 oltre 960,8 milioni di euro (53,19% del budget italiano per il bilaterale) sono stati impegnati per l’assistenza dei rifugiati. Purtroppo così facendo vengono deviate importanti risorse altrimenti destinate verso i paesi poveri quindi, le voci di spesa per il soccorso e l’accoglienza dei rifugiati dovrebbero essere allocate in altri capitoli di spesa. Dopo “rifugiati nel paese donatore”, la seconda voce più finanziata con il canale bilaterale è “infrastrutture e servizi sociali” nella quale rientrano le attività volte a rafforzare l’apparato amministrativo ed il governo, l’istruzione e la salute.