Che nesso c’è tra William Shakespeare e la Brexit? Apparentemente nessuno ma, pensandoci bene, i collegamenti tra il drammaturgo e la sconfitta del “remain” (o, se preferite, la vittoria del “leave”) ve ne sono, e come. Prima di tutto entrambi sono inglesi, William è nato a Stratford-upon-Avon, nella contea del Warwickshire, mentre la Britain Exit è stata partorita durante la campagna elettorale del 2015 che Cameron ha portato in giro per tutta la Gran Bretagna. La seconda cosa che li lega è il 2016: per il poeta rappresenta il quattrocentesimo anniversario della morte, per la Brexit l’anno della proclamazione avvenuta tramite referendum. Una terza attinenza l’ha individuata il Times che nei giorni prima del voto referendario aveva riportato in prima pagina una citazione evocativa tratta dalla Commedia degli Equivoci. La frase: “Io sono per il mondo come una goccia d’acqua che nell’oceano cerca un’altra goccia”, la morale: meglio insieme che soli. La quarta cosa che associa il poeta ed i separatisti è il dubbio amletico che nella shakespeariana memoria suonava “essere o non essere, questo è il problema” e che, mutatis mutandis, nello scenario brexiniano potrebbe essere “Brexit o non Brexit, il problema c’è”. Ed in effetti con la sentenza emessa ad inizio novembre dai giudici dell’Alta Corte britannica che, accogliendo il ricorso di due cittadini, ha stabilito che deve essere il parlamento (House of Commons) ad esprimersi prima che il governo possa attivarsi per recedere dall’Unione europea, il dubbio (amletico) è più che legittimo. Il dubbio lo scioglierà nel mese di dicembre la Corte Suprema, alla quale lo stesso esecutivo di una piuttosto irritata Theresa May, ha fatto immediatamente ricorso. Peccato che una quinta correlazione tra Shakespeare e la Brexit sia stata solo sfiorata: pensate che bello sarebbe stato se il referendum sulla Brexit, anziché essere svolto ad inizio estate, veniva effettuato in una notte di mezza estate!