Una contrazione occupazionale dello 0,7% nel biennio 2015/16 sullo stock del 2015 e valori positivi di assunzione di personale registrati esclusivamente per le banche minori. E’ questo il primo dato che balza all’attenzione di chi legge l’ultimo Rapporto ABI sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria. Sfogliando le pagine del Rapporto, come al solito arricchite da un repertorio statistico particolarmente robusto, emergono, poi, alcuni aspetti in parte già emersi nelle precedenti edizioni, quali: la prevalenza assoluta del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, che sfiora il 99%; l’elevato livello di scolarizzazione del personale occupato con un’aliquota considerevole (il 39% circa) di lavoratori in possesso di titolo di laurea; il confermato, lento, ma continuo aumento dell’età anagrafica media, giunta a 46,8 anni ( 46,1 l’anno precedente ); la dinamica di crescita del personale femminile, che ormai ha superato la quota del 45% del personale occupato e che dal 1997 ha registrato una crescita superiore ai 14 punti percentuali, abbassando il differenziale con l’occupazione maschile di ben 28 punti . Pur nella sinteticità di questa esposizione, non si possono tralasciare alcuni dati relativi al costo del personale e alla produttività del settore bancario. Il costo del lavoro risulta cresciuto dell’1,7%, giungendo a 77,9mila euro con una retribuzione di fatto per dipendente, pari a 52mila euro. Importante, inoltre, sottolineare in questo ambito la contrazione della differenza tra retribuzioni di fatto e retribuzioni tabellari, che dal 2007 si è ridotta di 27 punti percentuali. Quanto alla produttività gli indicatori utilizzati segnalano per il VAD (Valore Aggiunto per Dipendente) un rallentamento tra il 2009 e il 2016 con una variazione negativa del 18%; nello stesso periodo l’altro indicatore, il TAD ( Totale Attivo per Dipendente ) mostra un incremento dello 0,9%, in conseguenza della contrazione occupazionale del 9,7% superiore a quella del totale dell’attivo (-8,8%) . L’interesse destato dal Rapporto, giunto alla sua 25esima edizione e quest’anno accompagnato dalla distribuzione di un altro volume contenente le Considerazioni Conclusive presentate nell’arco di tempo che va dal 1993 al 2017, non può certo limitarsi al pur importante aspetto di analisi interna, allargando il proprio spettro di osservazioni al campo internazionale e offrendo, così, significative comparazioni. Su questo specifico versante l’analisi del Rapporto ABI evidenzia il permanere di una generalizzata bassa redditività dei mercati bancari europei. In Italia, in particolare, - ricorda il Vice Direttore Generale dell’ABI Gianfranco Torriero, uno dei coordinatori del gruppo di lavoro autore del Rapporto - “si rileva una struttura di costo che si conferma più onerosa della media in termini relativi e un mix di ricavi che la espone in modo più diretto al basso livello dei tassi di interesse e alla ancora limitata dinamica del ciclo economico, anche se in significativa ripresa.” Vi è, poi, un aspetto qualitativo che va posto nella giusta evidenza. “Il tema della digitalizzazione economica costituisce un elemento che incide sempre di più nello scenario economico , producendo i suoi effetti, sia sui modelli di business, sia sui processi produttivi delle imprese, ma soprattutto creando nuove modalità di relazioni con i clienti “. La presenza di nuovi competitors non bancari in specifici ambiti e l’avvicinarsi del rinnovo della legislatura inducono Torriero a svolgere una riflessione /auspicio per il settore bancario sul ruolo rilevante della regolamentazione. Un ruolo, che in passato ha rappresentato un aggravio non secondario in termini di costo e di agilità operativa, risultando legato a un quadro di riferimento, caratterizzato da scarsa stabilità e incertezza del diritto; ma che può rivelarsi, in uno scenario contrassegnato da un’effettiva armonizzazione normativa e da regole del gioco eguali per tutti, un elemento cruciale “ per colmare la distanza che ancora separa l’Italia dalle principali economie … e permetta il realizzarsi di una banca sempre più efficiente a sostegno dell’economia reale, delle imprese e delle famiglie“.