Con il bail in e le nuove normative sulle crisi bancarie è fondamentale affrontare il tema della valutazione della banca in un contesto di educazione finanziaria. Può capitare con una certa frequenza di sentir parlare, quando sui giornali o in tv si affrontano temi bancari, del cosiddetto CET1 ratio: l’acronimo sta per Common Equity Tier 1 e fa riferimento al parametro che gli investitori, i risparmiatori e gli istituti bancari stessi tengono in considerazione per stimare la solidità di una banca. Non solo in termini di educazione finanziaria, ma anche per decidere dove depositare il proprio risparmio è utile conoscere qualche dato finanziario relativo alla banca alla quale si intenda affidarsi. Il Common Equity Tier 1 è un calcolo matematico che consente di effettuare una misurazione del rapporto esistente tra il capitale che un determinato istituto bancario ha a disposizione e le attività di rischio che svolge, valutando in tal senso quanto possa influire il rischio legato alle operazioni in corso. Si arriva perciò ad ottenere una specifica cifra che rispecchia quanti rischi la banca ogni giorno sceglie di affrontare (con compravendite, investimenti ed attività diversificate) basandosi sul capitale di cui è in possesso, considerando che proprio il capitale costituisce la base a protezione dai rischi. L’indice che ne viene fuori è quindi indicativo non esclusivamente della dote patrimoniale dell’istituto bancario, ma anche del livello di rischio di ciò che stabilisce di fare: sostanzialmente evidenzia le risorse con cui l’istituto in esame riesce a garantire i prestiti concessi ai clienti e a gestire i rischi. Normalmente ci si riferisce ad una percentuale del 10,5% in riferimento alla soglia minima regolamentare, ovvero quella che la Banca Centrale Europea indica come tale per il nostro Paese. La BCE stabilisce infatti valori soglia di Common Equity Tier 1 per ciascuna banca e per ciascuno Stato, con un valore minimo che solitamente si aggira attorno all’8%, cifra sotto la quale – per decisione sia della Banca Centrale Europea che delle autorità europee stesse – non è consentito scendere, altrimenti la banca va incontro al commissariamento (proprio come, in Italia, è accaduto a Banca Etruria). La percentuale che la BCE assegna ai diversi Paesi può anche variare di volta in volta, sulla base di un costante meccanismo di vigilanza. Esiste infatti un preciso meccanismo di regolazione, tramite cui la Banca Centrale Europea esegue con periodicità i cosiddetti “SREP test (ovvero Supervisor Review and Evaluation Process) ai quali sottopone i diversi istituti bancari. Solo dopo il superamento di suddetta fase la BCE assegna un target di CET1 che dovrà essere ottenuto in uno specifico periodo di tempo. Per una corretta educazione finanziaria c’è da dire che il CET1, naturalmente, non costituisce di per sé un indice di solidità patrimoniale: è infatti necessario inserirlo in un più ampio contesto di valutazioni. Nel nostro Paese, ad esempio, ci sono banche con un Common Equity Tier 1 normale senza che però esso rifletta la reale quota di crediti deteriorati che la banca stessa possiede e che, di conseguenza, rappresentano un rischio per le attività interne. Sarà quindi importante considerare anche le relazioni ed i bilanci prodotti da una determinata banca nel corso dell’anno, tenendo sempre presenti la redditività ma anche il valore del capitale e tutte le notizie inerenti l’istituto bancario in esame.