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L’origine del “signoraggio bancario”

L’origine del “signoraggio bancario”

La parola “signoraggio” deriva da un’antica terminologia provenzale: “senhoratge”, usata per indicare il diritto del signore dei feudi di coniare moneta conservando per sé una parte del metallo prezioso utilizzato per il conio. Una sorta di ulteriore garanzia rispetto a ciò che già il denaro rappresentava di per sé, laddove “signore” era colui che godeva per l’appunto del diritto di emettere moneta. Oggi, in Europa, le monete sono coniate dai governi nazionali, mentre le banconote vengono emesse dalle banche centrali, che per stamparle e metterle in circolazione esigono un costo, in qualità di contropartita. Sin dall’origine del signoraggio esisteva una differenza, seppur minima, fra quanto le monete coniate arrivassero a valere nominalmente ed il valore effettivo del metallo: tale porzione veniva trattenuta dai governi per le esigenze legate alla spesa pubblica. Fu l’imperatore romano Settimio Severo ad utilizzare per primo questa tipologia di pratica: egli aveva infatti predisposto che addirittura metà del metallo venisse tolta dalle monete prodotte, il cui valore nominale rimaneva però invariato. Il termine “conio”, con cui ci si riferisce ad ognuno dei due pezzi di metallo che vengono utilizzati per battere le facce di una moneta, originariamente era legato al sigillo dello Stato o all’immagine del signore, che venivano impressi sul metallo stesso a garanzia del suo peso e titolo.Tale usanza è rimasta anche al tempo attuale e si manifesta attraverso la pratica di marcare su banconote e monete i volti di personaggi noti. Sin dal principio fu proprio grazie al conio che la moneta assunse ufficialmente una certificazione, potendo di conseguenza essere accettata da tutti i cittadini quale mezzo di pagamento, senza che vi fosse l’esigenza di pesarla e controllarla ogni volta che la si utilizzava. Il cosiddetto “signoraggio” proseguì quindi nel Medioevo fino ad arrivare in epoca moderna: la Germania, negli anni ’20, ne fece un uso smodato, provocando in tal modo una condizione di iperinflazione che tolse alle banconote quasi del tutto il loro valore. Il nostro Paese ne fece invece ampio uso negli anni ‘70, a fronte di un’importante e gravosa necessità di gestire una spesa pubblica in aumento ed una altrettanto crescente irregolarità fiscale. Paul Krugman, premio Nobel ed editorialista del New York Times, ha definito il signoraggio come “il flusso di risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi”, la Banca d’Italia come l’insieme dei redditi derivati dall’emissione di moneta.Questo è, di fatto, il significato che esso assume in ambito prettamente economico.

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