Il termine “inflazione”,conosciuto ed utilizzato di frequente, fa riferimento ad un consistente aumento complessivo dei prezzi di beni e servizi all’interno di uno specifico Paese. La sua misurazione è effettuata in termini di variazione percentuale, su una base annuale o mensile. Si tratta quindi di un fenomeno tale per cui al crescere dei costi dei prodotti corrisponde una diminuzione del valore del denaro: è per tale ragione che in periodi d’inflazione si potrà acquistare meno spendendo la medesima quantità di soldi, che precedentemente bastava ad acquistare di più. Vi sarà, infatti, una diminuzione del potere d’acquisto della valuta utilizzata. Per potersi definire tale, l’aumento continuo dei prezzi dovrà verificarsi nella maggior parte dei settori legati all’economia.Sappiamo che in qualsiasi economia di mercato i prezzi sono soggetti a possibili variazioni in qualsiasi momento, con l’aumento di alcuni essi e la diminuzione di altri. Per poter parlare di inflazione dovrà però realizzarsi un aumento dei prezzi generalizzato, ovvero non limitato a singole voci di spesa. L’inflazione non è un concetto moderno ed il suo iniziale significato era abbastanza simile a quello odierno, ma originariamente esso equivaleva anche ad un aumento della quantità complessiva di moneta all’interno dei confini nazionali. Addirittura si riteneva che alla base del verificarsi dell’inflazione vi fosse proprio un’offerta in eccesso rispetto alla domanda. Per misurarla si andranno a considerare alcuni beni e servizi che siano rappresentativi dell’economia complessiva del Paese di riferimento, analizzando i prezzi ed andando a verificarli nel tempo. A questo scopo sappiamo che esistono differenti indicatori che hanno appunto il preciso fine di determinare quanto un certo valore si discosti da una base di partenza nel contesto di un periodo predefinito. Tali misuratori vengono periodicamente stabiliti dall’Istituto Nazionale di Statistica e possono riferirsi a tre diversi tipi di indici: quello dei prezzi al consumo (relativo alla misurazione di quanto si modifichino i prezzi di beni e servizi acquistabili sul mercato e destinati al consumo da parte delle famiglie, come quelli del cibo, della benzina, delle auto e dell’abbigliamento); quello del costo della vita (che deriva dall’aumento dei prezzi di un paniere di beni che quotidianamente vengono acquistati da una famiglia media) e quello dei prezzi all’ingrosso (che definirà quanto si siano modificati i costi delle operazioni di natura commerciale messe a punto dalle aziende). Nell’ambito delle misurazioni che andranno ad eseguirsi, naturalmente si attribuirà un’importanza maggiore ad alcune variazioni di prezzo piuttosto che ad altre: ad esempio avrà un peso più grande l’incremento medio dei costi di beni e servizi rispetto ai quali in media i consumatori spendono di più (come accade per l’energia elettrica). Si dovrà poi considerare, com’è naturale, che le famiglie abbiano comunque abitudini tra loro differenti in merito ad esempio alle spese legate a cibo e spostamenti, laddove alcune prediligeranno un certo tipo di dieta alimentare piuttosto che un altro e sceglieranno di far uso dell’automobile piuttosto che dei mezzi pubblici, e così via. Dovendo quindi eseguire il calcolo dell’inflazione si terrà conto di tutti i beni e di tutti i servizi di cui le famiglie mediamente usufruiscono, distinguendo i beni cosiddetti durevoli (come gli apparecchi elettronici o i capi d’abbigliamento), dai generi di utilizzo quotidiano (come benzina e e giornali) e dai servizi (come le polizze assicurative o i canoni di locazione). Ci sono differenti modalità attraverso le quali poter tenere sotto controllo il fenomeno dell’inflazione. Quella più comune è legata all’utilizzo di una politica monetaria restrittiva da parte delle autorità di settore, che riducendo l’offerta di valuta o accrescendo i tassi di interesse riescono con molta probabilità a ridurre anche la spesa.