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Parliamo di “fair value"

Parliamo di “fair value"

Quando parliamo di “fair value” facciamo riferimento al cosiddetto “valore equo”, ovvero ad uno specifico criterio di valutazione.Si tratta di una precisa logica, introdotta dai principi contabili internazionali (i cosiddetti IAS, International Accounting Standards), che  si riferisce, per l’appunto, al valore che si viene a determinare all’interno di un mercato concorrenziale. E’ infatti, in sintesi, una valutazione basata sul di valore di mercato. Nel nostro Paese non è un concetto molto usato, ma che sta comunque avendo anche in Italia una graduale diffusione, sia in termini di conoscenza che di utilizzo. La nostra legislazione, in particolare, lo ha introdotto formalmente solo dopo aver accolto la direttiva 2001/65/CE, benchè in realtà il regolamento CE n.1725/2003 aveva già fatto sì che il fair value fosse presente a livello giuridico. La definizione ufficiale lo descrive come "il corrispettivo al quale un'attività può essere scambiata, o una passività estinta, in una libera transizione fra parti consapevoli e disponibili". Sulla base dei principi contabili internazionali sappiamo che tutte le immobilizzazioni, ovvero quei beni materiali e immateriali che non esauriscono la propria utilità in un solo ed unico esercizio, ma portano a benefici finanziari in un lasso di tempo che comprenda più esercizi (in un’azienda, basti pensare ad una licenza, ad un macchinario, ad un brevetto e così via), devono venire inizialmente inserite in contabilità basandosi su un criterio legato ai costi. In seguito, però, possono venire iscritte in bilancio sia continuando ad utilizzare tale criterio, sia usando invece quello della rideterminazione del valore: ciò significa che il suddetto valore verrà ricalcolato nel tempo sulla base dell’effettivo valore di mercato.L’espressione “fair value” indica, esattamente, la quantificazione di questo valore, che quindi terrà conto delle condizioni alle quali un dato bene potrà venire scambiato con terzi nel contesto di una transazione libera “tra parti consapevoli e disponibili”. In tale ottica, è opportuno che ogni azienda consideri il fair value ogni volta che realizza il proprio bilancio d’impresa. Facendo ciò e trovandosi di fronte alla necessità di attuare la rivalutazione di un bene immobile o di un macchinario, si procederà alla rivalutazione della classe di appartenenza del bene in questione, ma senza mai arrivare comunque ad una condizione in cui essa sia più alta del valore d’uso del bene stesso. Per poter essere utilizzato, il fair value dovrà potersi avvalere di un mercato all’interno del quale i costi siano accessibili al pubblico, i venditori e gli acquirenti siano sempre reperibili ed i beni oggetto delle negoziazioni omogenei.    

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