Esiste una specifica tassa patrimoniale, denominata “imposta di bollo”, che viene applicata sui conti correnti, sui fondi di investimento, sulle polizze vita e sui conti di deposito. Questi ultimi rappresentano una forma di conto “di appoggio”, dove per l’appunto vengono depositati i titoli che il cliente ha acquistato, ovvero obbligazioni, quote azionarie, derivati o altri prodotti finanziari. Pur trattandosi di strumenti di gestione finanziaria differenti, tutti sono sottoposti al pagamento annuo della suddetta imposta di bollo, che andrà quindi a colpire i risparmi dei cittadini e non il reddito generato da tali risorse. Parliamo di una tassazione stabilita per legge e che l’articolo 13 del Decreto 201 del 2011 ha fissato, annualmente, a 34,20 euro nel caso di persona fisica o di ditta individuale e di 100 euro nel caso di impresa o società. Per quanto concerne gli investimenti, invece, l'imposta di bollo è pari allo 0,2% di quanto determinato nel momento della rendicontazione, che potrà essere annuale, semestrale o trimestrale): per le persone fisiche non è prevista la presenza di una soglia massima, mentre per le persone giuridiche essa corrisponde a 14 mila euro. Non sono tenuti al pagamento dell’imposta di bollo però, coloro la cui giacenza media di conto corrente sia al di sotto dei 5 mila euro, oppure i cui conti siano intestati ad Onlus o federazioni sportive riconosciute dal Coni. Altrettanto esenti sono poi i conti dei cittadini con Isee al di sotto di 8 mila euro, i fondi pensione e le polizze vita ramo 1 (ovvero quelle a gestione separata). Nei casi in cui siano presenti più conti correnti nel medesimo istituto bancario, viene considerato il totale di tutte le giacenze medie; non è invece attuata alcuna somma nel caso in cui i propri conti correnti si trovino in istituti finanziari differenti. Pur essendo a carico del contribuente, la tassa viene pagata automaticamente dalla sua banca di riferimento e si basa proprio sulla rendicontazione da essa stessa prodotta, vale a dire sull’estratto conto che periodicamente invia: normalmente l’imposta di bollo viene infatti addebitata nel contesto dell’ultimo estratto conto annuale, al 31 dicembre. Se però il conto corrente di un determinato soggetto viene chiuso nel corso dell’anno, il calcolo della tassazione verrà naturalmente eseguito soltanto basandosi sugli effettivi mesi di apertura del conto bancario: si partirà dal valore dell’imposta (34, 2 oppure 100), lo si dividerà per 365 (o 366, negli anni bisestili) e lo si moltiplicherà per i giorni di apertura del conto, compresi i festivi. Nonostante la possibilità di eseguire questo esatto calcolo, comunque, sia gli istituti bancari, che Poste Italiane possono stabilire degli importi forfettari fissi per alcuni periodi prestabiliti (ad esempio trimestri o semestri). L’imposta di bollo, dunque, non è altro che una tassa indiretta che si applica con importo fisso su conti correnti, investimenti e risparmi, ma anche su qualsiasi fattura esente dall’Iva e d’importo superiore a 77,47 euro, attraverso l’apposizione di uno specifico contrassegno del valore di 2 euro da effettuarsi sulla copia originale del documento.