Cos’è esattamente una partita IVA?
L'acronimo IVA sta a significare “imposta sul valore aggiunto”. Prima di tutto la partita IVA è un numero, o meglio una sequenza di 11 cifre, che serve ad identificarne il titolare, sia che si tratti di una persona fisica che invece di un'azienda. I primi 7 numeri sono riferibili al nome o alla denominazione societaria, i seguenti 3 ad un codice identificativo, mentre l'ultima cifra ha funzione di controllo. Potranno quindi procedere all’apertura della partita IVA commercianti, artigiani, professionisti che siano iscritti ad un albo, oltre che imprese: per farlo essi dovranno tutti scegliere il cosiddetto codice Ateo relativo all'attività che si apprestano a svolgere. A differenza del tipo di soggetto che inoltra la richiesta, quindi sulla base della tipologia di attività professionale che si intende iniziare, vi saranno adempimenti molto diversi da espletare: le due categorie saranno perciò quella delle ditte individuali e quella dei liberi professionisti. Al di là della libera possibilità di apertura della partita iva, però, la legge stabilisce che vi siano casi in cui tale procedura risulta obbligatoria: parliamo di tutte le condizioni in cui si eserciti un'attività economica abituale e continuativa, sia essa di tipo artigiano, industriale, commerciale, o che venga svolta da persona fisica oppure da società. I due elementi da tener presente per poter diversamente considerare un'attività “occasionale” e quindi non essere sottoposti al suddetto obbligo normativo, sono, in particolare, il fatto che il guadagno derivante dalla prestazione fornita non debba superare i 5 mila euro e poi che la durata totale dell'attività stessa svolta non superi 30 giorni. Le due condizioni devono essere entrambe presenti, al contrario l'apertura di partita iva si renderà necessaria. In quest'ultimo caso la modalità con cui procedere prevede che per i lavoratori autonomi con reddito annuale superiore a 5 mila euro sia prevista la presentazione di un modulo, al cui interno venga menzionato l'inizio della propria attività, presso l'Agenzia delle Entrate entro un mese dall'inizio dell'attività stessa. Bisognerà, contestualmente, determinare la tipologia di regime fiscale più adeguata, ovvero il regime cosiddetto forfettario introdotto due anni fa (l'ex regime dei minimi”) oppure quello ordinario. Per rientrare nel primo tipo esistono specifici requisiti che la legge ha individuato e stabilisce e che, diversamente dal precedente regime dei minimi, non sono correlati all'età anagrafica. Per quanto poi riguarda i costi da sostenere al momento dell'apertura della partita iva, è bene sapere che di per sé essa sia, in realtà, completamente gratuita relativamente al rapporto con l'amministrazione finanziaria. Ma è necessario tener presenti le spese di chi praticamente effettua tale operazione e che di solito è un commercialista, nonché quelle legate alla possibile iscrizione alla Camera di Commercio, che si rende obbligatoria per le società e per le ditte individuali. In questo caso si potrà avere un costo che andrà dagli 80 euro ai 120 euro annui. In aggiunta vi saranno poi le spese delle consulenze commerciali, che possono andare da 800 euro a 1200 euro annuali, ed i contributi da versare alla cassa previdenziale di riferimento. Regina Picozzi