Credete sia possibile contribuire allo sviluppo economico perseguendo il valore della solidarietà? Esiste una dimensione di crescita che sappia integrare i risultati di tipo finanziario realizzati da un’impresa con obiettivi socialmente considerevoli? La risposta è sì. Grazie a quella che viene ormai comunemente denominata economia sociale. Lo scorso 27 novembre il Comitato Economico Sociale Europeo (Cese) ha riunito i suoi principali protagonisti a Strasburgo: la 4ª Giornata Europea dell'Economia Sociale, organizzata in collaborazione con il Ministero francese della Transizione Ecologica, è stata proprio l’occasione ufficiale scelta per promuovere i valori di democrazia e solidarietà alla base di un’alleanza federativa, nonché per fornire alle parti coinvolte la possibilità di esprimersi, di creare legami, di unirsi per mettere in atto un effettivo cambiamento a livello europeo.
Che cos'è l'economia sociale?
Si tratta di una forma di economia fortemente innovativa, connessa al territorio, capace di creare una rete di co-produzioni di beni e servizi, ma anche di conoscenze, sulla base della cooperazione. In termini pratici, si esprime attraverso l’operato di una molteplicità di diverse realtà: organizzazioni di volontariato, cooperative sociali e mutue, imprese sociali, imprese di comunità, fondazioni, associazioni di promozione sociale. La consapevolezza che guida l’azione di ogni entità coinvolta è che si possa offrire un’alternativa solidale alla globalizzazione, ovvero ad un sistema che genera disuguaglianze e che sta mettendo in pericolo la sopravvivenza del pianeta. Lo strumento per riuscirci è infatti la scelta di basare il proprio operato su specifici valori di sviluppo sostenibile, giustizia sociale e uguaglianza.
Quali prospettive per l'economia sociale?
L’economia sociale, in crescita costante, si conferma in effetti capace di rispondere a bisogni sempre più differenziati, nonché di generare capitale sociale e occupazione favorendo l’innovazione. Come emerso nel corso della Giornata Europea di Strasburgo, probabilmente essa rappresenta la sola alternativa possibile al modello di produzione e di consumo che ha guidato finora le grandi realtà finanziarie, ponendosi come scopo quello di sostituire alla globalizzazione il concetto di delocalizzazione e promuovendo quindi un prototipo produttivo di tipo territoriale. Come sottolineato da Christophe Itier, Alto Commissario all'economia sociale e solidale presso il Ministero francese della Transizione Ecologica, ci attendono sfide che ci obbligano a effettuare una rivalutazione del paradigma di una crescita economica che causa distruzione e disuguaglianze. E l’economia solidale sarà sempre più in grado di fornire risposte concrete alle grandi trasformazioni di cui tutta l’Europa (e non solo) ha bisogno. Regina Picozzi